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Destinazione Olimpia

By: Giornale Radio
  • Summary

  • Destinazione Olimpia racconta degli atleti del mondo dello sport che hanno scritto la storia. Un approfondimento che vuole testimoniare le imprese delle leggende sportive e dei miti olimpici per rivivere grandi emozioni e conoscere da vicino i retroscena di momenti straordinari e indimenticabili. Conduce in studio Alessio Aymone.
    Luckymedia Srl
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Episodes
  • Jesse Owens, il guastafeste di Hitler | Destinazione Olimpia
    Dec 5 2021
    Nel momento in cui, nel 1931, il Comitato Olimpico Internazionale assegna alla Germania l’organizzazione dei Giochi Olimpici del 1936, il Paese vive ancora in democrazia e l’ascesa di Adolf Hitler al potere è un evento forse già ipotizzabile, anche se, per concretizzarsi, necessiterà di ulteriori due anni. Nessuno allora avrebbe, quindi, potuto immaginare che, in un malaugurato giorno, quella che da sempre era stata intesa come la principale festa non soltanto dello sport, ma anche dell’amicizia tra i popoli, si sarebbe trasformata in una formidabile occasione per diffondere la propaganda nazista nel mondo. Possiamo dare per scontato il fatto che tutti i governi del Pianeta fossero ben consapevoli che “Berlino 1936” si sarebbe rivelata, essenzialmente, come una grande manifestazione tesa ad esaltare l’efficienza e la superiorità ( anche razziale ) tedesca e che si sarebbe, sicuramente, svolta seguendo le linee guida politiche ed ideologiche di quel partito nazionalsocialista, ormai da tre anni saldamente ancorato ad un potere esercitato senza alcuna pietà umana nei confronti di ogni residua ed eventuale dissidenza. Per ordine di Hitler, nell’ambito della compagine olimpica della Germania, vengono, ad esempio, rigorosamente esclusi tutti gli atleti di appartenenza o, comunque, di origine israelitica. Anche a costo di dover lasciare a casa la primatista nel salto in alto, Gretel Bergmann. Viene spontaneo domandarsi come sia stato possibile che il mondo libero abbia consentito che proprio l’evento internazionale che maggiormente si ispira ai valori della fratellanza e della dignità umana, trovasse, nel 1936, la sua sede addirittura nella capitale di un Paese che aveva scelto, quale leader assoluto, un individuo che era, sostanzialmente, l’espressione opposta rispetto a quelli che erano stati, fin dall’inizio, i valori fondativi che avevano animato l’opera del barone Pierre De Coubertin. Per la verità, gli Stati Uniti, nel 1933, avevano chiesto al Comitato Olimpico di modificare l’assegnazione della sede dei Giochi a favore di nazioni più libere e tolleranti, ma senza stranamente ottenere alcun risultato concreto. Anzi, il presidente stesso del Comitato olimpico americano, tale Avery Brundage e uomo non esente dal subire suggestioni di stampo nazista, dopo un viaggio di monitoraggio sulla situazione berlinese, era tornato a Washington, dichiarando che non sussisteva alcun motivo per boicottare le Olimpiadi hitleriane. Stupisce, piuttosto, l’esclusione, all’ultimo istante, dalla squadra USA di due atleti di origine ebraica... E così, il progetto del ministro per la propaganda nazista Joseph Goebbels, ottiene il visto per realizzare uno scenario grandioso e idoneo a veicolare nel mondo l’immagine di una Germania straordinariamente forte, temibile e sicura. E in effetti, i Giochi del 1936 si affermano come una delle edizioni meglio organizzate nella storia delle Olimpiadi. Infrastrutture ed impianti sportivi decisamente all’avanguardia, importanti rifacimenti urbanistici e collegamenti addirittura avveniristici, con le prime trasmissioni televisive delle varie gare da disputarsi. Il tutto è magnificato, ufficialmente, dalle immagini del lungometraggio “Olympia”, girato su preciso incarico del regime, dalla regista Leni Riefensthal, amica personale del Fuhrer. Quella di una Germania potente e conscia della sua superiorità su tutte le altre nazioni non si rivela, purtroppo, solamente un’idea troppo ambiziosa o un’illusione, ma si concretizza anche attraverso una serie continua di successi agonistici: al punto che, il medagliere finale vedrà primeggiare proprio il Paese organizzatore con ben 89 medaglie, davanti a USA e Ungheria. Però, a creare un certo fastidio a tutto questo fervore nibelungico, alimentato da un fanatismo ideologico e da un nazionalismo esasperato, emerge la figura di un autentico guastafeste : e stiamo parlando del grandissimo campione nero e statunitense, Jesse Owens. In assoluto tra i più grandi personaggi sportivi del Novecento, James Cleveland Owens, detto Jesse, prima di diventare un vero e proprio mito dell’atletica leggera, è costretto ad arrangiarsi, svolgendo, saltuariamente, i lavori più svariati: dal lustrascarpe al fattorino, dal giardiniere al gelataio. Nato il 12 settembre 1913 a Oakville, Alabama, all’età di otto anni si trasferisce con la famiglia a Cleveland, nello stato dell’Ohio. L’inizio della sua vita è fatto di miseria e di emarginazione, proprio come per altri milioni di ragazzi neri nel periodo della Grande Depressione. Jesse Owens mostra fin da giovane un evidente talento per le discipline sportive. Gli mancano i soldi necessari per comprare costose attrezzature per praticare altri sport diversi dall’atletica leggera e così si dedica alle discipline della corsa. Negli USA si è ancora in pieno periodo di segregazione razziale quando, nel 1933, Owens è costretto ad alcune difficili esperienze: come ...
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  • Roma 1960, da un’Italia all’altra | Destinazione Olimpia
    Sep 18 2021
    Sono esattamente le 16,30 del 25 agosto 1960 quando gli atleti di 84 nazioni fanno il loro ingresso nello Stadio Olimpico per la cerimonia inaugurale: gli uomini in giacca, cravatta e cappello di stoffa; le donne con le gonne a piega sotto il ginocchio. Alle 17:30 entra l’ultimo tedoforo della staffetta olimpica partita da Olimpia, cuore della Grecia classica. Fa il giro di campo e con la torcia accende il fuoco olimpico del braciere. Il giuramento degli atleti è affidato ad un grande dello sport italiano: Adolfo Consolini, già medaglia d’oro nel lancio del disco alle Olimpiadi di Londra del 48, nonché discreto attore che ha interpretato anche il personaggio di Maciste. Quella che sta per iniziare a Roma è un’edizione dei Giochi Olimpici destinata a lanciare in orbita alcune tra le stelle più brillanti del firmamento sportivo di tutti i tempi: un nome su tutti è quello di Cassius Clay, non ancora divenuto Mohamed Ali. I nostri alfieri portano l’Italia sul podio ben 36 volte, con 13 ori, 10 argenti e 13 bronzi. Ricordiamo la nazionale di pallanuoto che, vincendo il torneo, viene subito denominata” il Settebello”, la formidabile squadra della scherma guidata dall’eterno Edoardo Mangiarotti giunto alla sua quinta olimpiade, l’impiegatizio Livio Berruti che corre i 200 metri con gli occhiali da sole neri, ma che brucia nello sprint tutti i suoi più quotati avversari americani. E poi Nino Benvenuti, futuro campione del mondo dei pesi medi, che al momento è ancora un giovane profugo istriano ed i mitici fratelli D’Inzeo, autentici fuoriclasse dell’ippica... e tutti gli altri 280 atleti capaci di destare le passioni di un’intera nazione. Certo, è una Roma molto diversa da come ci appare oggi. La Città ed il Paese si accingono a vivere gli Anni più belli della nostra storia, oscillando ancora tra la tradizione trasteverina delle carrozze trainate dai cavalli che portano a spasso i turisti e la voglia matta di vivere i tempi nuovi, sfrecciando per le vie del Centro in Vespa oppure partendo con la Seicento carica fin sopra il cofano pur di raggiungere Ostia o Fregene, anche solo per i due giorni di Ferragosto. La guerra è ancora cronologicamente piuttosto vicina, con tutti i suoi lutti e le sue miserie, ma è anche idealmente ormai molto lontana, come spazzata via da una smania travolgente di riscoprire la vita e di rifarsi, con gli interessi, di tutto il tempo perduto sotto i bombardamenti, tra una fame nera e le decimazioni delle rappresaglie. E lo sport rientra proprio perfettamente in questo scenario di ottimismo, di speranze e di entusiasmi. Specchio di questa fase di profondi mutamenti sociali può forse risultare anche Cinecittà, che ha appena cominciato a vivere il passaggio da un cinema che ci ha magistralmente raccontato di una quotidianità dura e povera a quello che adesso descrive, invece, nuove mentalità e nuovi stili di vita, nella transizione dal Neorealismo di Rossellini e De Sica alla Commedia all’ Italiana di Dino Risi, di Alberto Sordi, di Gassman o di Mastroianni. Il grande sforzo organizzativo sostenuto dal CONI per allestire dei Giochi Olimpici degni di un paese culturalmente evoluto ed industrialmente all’avanguardia, contribuiscono enormemente a proiettare nel mondo l’immagine di un’Italia che è sempre meno “pizza e mandolino” e sempre più Eni, Fiat, Alitalia e Finsider. Per la verità già il fascismo, osservando il successo dei Giochi del 1936 nella Germania nazista, aveva puntato su un’edizione romana delle Olimpiadi e così era anche arrivata la candidatura della Capitale per il 1944. Edizione che, per ovvi motivi, non si tenne mai. L'Italia ha dovuto, quindi, aspettare il 1960 per poter finalmente accogliere la più prestigiosa manifestazione sportiva. Il percorso si rivela, fin da subito tutt’altro che agevole, avendo il nostro Paese da farsi perdonare un po’ troppe cose dalle altre nazioni, ma l'allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi ed il suo sottosegretario, Giulio Andreotti, risanano e rilanciano il Coni, Comitato olimpico nazionale, rendendolo autonomo e, gradualmente, l’impegno italiano nello sport incomincia ad essere apprezzato e riconosciuto, al punto che già nel 1956 i giochi Invernali vengono assegnati a Cortina. Sul piano strettamente finanziario, quella compiuta dal nostro Paese in occasione di Roma 1960 può definirsi un'impresa colossale. Gli impianti che la guerra ed il Ventennio ci hanno lasciato sono pochi e obsoleti e necessitano, pertanto, di radicali interventi. Il Coni però, in qualità di unico beneficiario delle scommesse calcistiche, grazie al Totocalcio, riesce abilmente nell'impresa di trasformare i nostri impianti sportivi da motivo di forte imbarazzo, in modernissimi gioielli dell’architettura sportiva. L’astronomica – per quei tempi – cifra di 50 milioni di dollari viene investita nella costruzione e nel rifacimento degli impianti e nell'edificazione di altre infrastrutture....
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  • Cala il sipario sui Giochi Olimpici | 09/08/2021 | Destinazione Olimpia, speciale Tokyo 2020!
    Aug 9 2021
    Giornale Radio conclude il racconto su tutto quello che è successo a Tokyo in occasione delle XXXII olimpiade. Analisi e controanalisi tecniche ma anche irriverenti di tutte le gare dell’Olimpiade di Tokyo. Conclusioni con la complicità di Roberto da Crema e con la partecipazione di Gerardo de Vivo, il nostro inviato speciale da Tokyo.
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    12 mins

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