La Sveglia di Giulio Cavalli Podcast Por Giulio Cavalli arte de portada

La Sveglia di Giulio Cavalli

La Sveglia di Giulio Cavalli

De: Giulio Cavalli
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Dal lunedì' al venerdì, ogni mattina, la sveglia per il quotidiano La Notizia. E poi le letture. E tutto quello che ci viene in mente.

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Política y Gobierno
Episodios
  • La balla della guerra “chirurgica”
    Aug 23 2025
    Altro che “terroristi”. A Gaza il fuoco israeliano ha colpito soprattutto i civili: lo dice una banca dati interna dell’intelligence militare, non la “propaganda nemica”. Un’inchiesta di +972 Magazine e Local Call con il Guardian mostra che, allineando il database di Aman con i totali del ministero della Salute di Gaza, almeno l’83% dei palestinesi uccisi fino a maggio erano civili; considerando soltanto i decessi “certi”, la quota supera l’86%.
    L’esercito ha confermato l’esistenza del database, poi ha provato a ritrattare: lo stesso zig-zag che da due anni accompagna i numeri degli “operativi eliminati”, gonfiati e sgonfiati senza coerenza mentre i numeri crescevano. Persino membri della commissione Esteri e Difesa della Knesset hanno messo in dubbio quei conteggi; l’ex Ombudsman dei soldati, Itzhak Brik, parla di una cultura della menzogna: «mentono senza sosta».
    Il quadro operativo, intanto, racconta regole di ingaggio slargate: autorizzati più di cento civili uccisi per colpire un comandante di Hamas, fino a venti per un quadro intermedio. È la matematica del “danno collaterale” che diventa politica pubblica, con un rapporto di vittime civili rarissimo nelle guerre contemporanee.
    Bugie insanguinate: ogni volta che emerge un fatto o un numero, l’ipocrisia genocidiaria si svela da sé. La “guerra chirurgica” era un comunicato con l'ossessione di far tornare le cifre prima che tornasse la verità. Se perfino i dati interni israeliani convergono sul massacro di civili, resta una domanda secca: quante altre smentite serviranno perché si ammetta che la strategia ha preso di mira un popolo più che un esercito?

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  • La palla è dell’Ue: sanzioni ora o complicità
    Aug 22 2025
    I sindacati europei tornano a fare il loro mestiere: difendere i diritti quando la politica abdica. Confederazioni e federazioni del lavoro chiedono alla Commissione di sospendere l’Accordo di associazione con Israele e di bloccare gli scambi con gli insediamenti nei Territori occupati. È il punto in cui le parole di circostanza hanno esaurito la loro utilità: davanti a Gaza affamata e rasa al suolo, il registro delle “preoccupazioni” è un alibi. Le sanzioni sono uno strumento di diritto, non un tabù.
    Nel frattempo, un altro fronte civile si è mosso: gli allenatori italiani hanno scritto alla Figc chiedendo di inoltrare a Uefa e Fifa la sospensione temporanea di Israele dalle competizioni internazionali. Niente crociate ideologiche: in ballo c’è un principio semplice, lo sport non può normalizzare l’eccezione permanente. Quando i corpi dei bambini pesano più delle classifiche, l’unico risultato che conta è la pressione per fermare la violenza. La richiesta dell’Aiac è netta e, per una volta, coraggiosa.
    Matteo Salvini ha risposto che «gli allenatori facciano gli allenatori». Accogliamo il criterio: i ministri facciano i ministri. Chi guida le Infrastrutture garantisca treni puntuali e opere trasparenti, senza usare lo sport come paravento di una linea politica impalpabile. Il governo ripete: «non politicizzate il calcio». Intanto chiede al Paese di abituarsi alla politica che non decide. Se i sindacati europei indicano la strada del diritto e gli allenatori ricordano il peso della coscienza, all’esecutivo resta un compito minimo: prendere atto che la neutralità, oggi, coincide con la complicità.

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  • Gaza-Verona: il referto che fa crollare gli slogan
    Aug 21 2025
    A Verona la cartella clinica ha fatto quello che la politica elude: ha riportato i fatti. Osama, 5 anni, il bambino di Gaza bollato come «fake», è stato dimesso dopo due mesi di cure al Borgo Trento. Era arrivato il 12 giugno con un volo umanitario, 9,2 chili di peso, diagnosi di grave malnutrizione e un deficit immunitario moderato; oggi è attorno ai 14 chili, continuerà profilassi e controlli ambulatoriali. È una storia medica, prima che mediatica.
    Per settimane il suo volto è stato trascinato nel gioco della propaganda. L’unità COGAT e lo stesso Benjamin Netanyahu hanno indicato le foto dei «bambini affamati» come costruzioni, citando il caso e minacciando azioni legali contro chi le pubblicava. «Sono tutte false», ha detto il premier, trasformando un referto in un processo d’intenti. Qui, invece, hanno parlato i medici.
    «Tra le cause del grave malassorbimento intestinale anche le condizioni imposte dalla guerra», ha spiegato il pediatra che lo ha seguito. Non è un dettaglio: spiega perché un bimbo con comorbidità sia precipitato laddove i farmaci di base, gli enzimi per digerire, il cibo proteico e l’accesso alle cure sono diventati beni rari. Già a maggio Osama era stato fotografato al Nasser Hospital in un ambulatorio per la malnutrizione; e intanto l’ONU registra, solo a luglio, oltre 12 mila casi di malnutrizione acuta sotto i cinque anni, 2.500 gravi. Dati, non slogan.
    Questa vicenda dice qualcosa di più largo del singolo caso. Quando i corpi diventano argomenti, la prima vittima è la verità. Gli ospedali, in Italia come a Gaza, sono gli unici luoghi dove il dibattito torna misurabile: peso, esami, terapie, esiti.

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