Episodios

  • Ep.4 Voli speciali
    Jan 15 2025
    I rimpatri riguardano meno del 50% dei trattenuti nei Cpr. E avvengono con una routine sorprendente: per esempio, i voli charter per la Tunisia sono programmati ogni martedì e giovedì. Costo: 120mila euro ogni volta. Gli altri, che vengono invece liberati e possono tornare nella loro casa in Italia, devono però fare i conti con il trauma subito e il terrore di finire di nuovo in un Cpr. C'è chi poi dal Cpr ci esce solo da morto: almeno 16 negli ultimi sei anni.
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    27 m
  • Ep.3 Corpi feriti
    Jan 15 2025
    Per la maggior parte della giornata e della notte le persone rinchiuse in un Cpr sono abbandonate a se stesse. Non hanno contatti né con gli agenti della Polizia né con gli operatori sociali. Se hanno bisogno di aiuto possono solo gridare. Nessuno dei rinchiusi sa se e quando verrà rimpatriato. Ma di volta in volta, soprattutto di notte, arrivano gli agenti della Polizia e prelevano qualcuno dei rinchiusi. “Li vedi arrivare e pensi che stiano venendo per te”, ricorda Alexander. Una detenzione senza senso e fine certa. La tensione è altissima. Gli atti di autolesionismo sono all'ordine del giorno. E c'è un abuso di psicofarmaci: “lo mettono anche nel caffé per farci stare tranquilli”, racconta Mohamed.
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    29 m
  • Ep.2 300 secondi
    Jan 15 2025
    Cinque minuti, 300 secondi, è quanto dura l'udienza di fronte al Giudice di Pace che deve convalidare o meno il trattenimento di una persona in un Cpr. Due minuti vanno via in formalità e alla persona migrante rimangono circa tre minuti per convincere il giudice a restituirgli la libertà, difeso da un avvocato d'ufficio che non conosce la sua situazione. “La mia udienza è stata da remoto, tramite un cellulare, ed ero da solo circondato da 8 agenti della Polizia”, racconta Fued.
    L'ingresso nel Cpr è scandito poi da altri “riti”, come quello della visita medica, una drammatica formalità, che non ha evitato la detenzione a persone con gravi problemi psichiatrici oppure affetti da tumori.
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    23 m
  • Ep.1 Intrappolati
    Jan 15 2025
    Alexander è nato nei Balcani ed è arrivato in Italia che aveva meno di tre anni. È cresciuto sentendosi italiano. Col suo Paese d'origine non ha legami, non ne conosce neanche la lingua. Una sera, mentre è in bicicletta, viene fermato dai carabinieri.
    Fued è un tunisino in Italia da 11 anni e lavora in un'azienda con un regolare contratto. Per motivi che non riesce a comprendere, gli viene negato il rinnovo del permesso di soggiorno. Chiede mezza giornata di ferie per andare in Questura dove è stato convocato.
    Iniziano così le loro disavventure nel tritacarne del sistema dei Cpr e dei rimpatri. “Nei Cpr tutti ignorano la propria situazione legale, nessuno sa perché si trova lì, quanto tempo ci resterà, qual è la sua situazione, se ha diritto non ha diritto a qualche forma di difesa se ci sono dei motivi che potrebbero annullare quel trattenimento. Nessuno sa nulla”, racconta Nadia Bovino, attivista del Naga.
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    30 m
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