Come Pietro, il caparbio pescatore galileo, tutta la Chiesa, soprattutto il futuro Papa, deve passare per il dolore della “terza volta”, fidandosi solo di Gesù.

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Conta ancora qualcosa per noi cristiani il giorno di domenica? E, se sì, perché? Cos’è a renderlo così speciale e importante? Siamo noi o il Signore?

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Cristo ci rimprovera di frequentare i sepolcri e “rovistare” tra i morti: Lui non è lì, è risorto, e ha sconfitto la morte per sempre. È il Dio di viventi.

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Non andare a Messa è peccato grave non perché si trasgredisce un precetto: è una mancanza di riconoscenza a Cristo, morto in croce per noi.

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Sulla croce Gesù porta a compimento il Suo ministero: rivelare e rendere definitivamente efficace la misericordia infinita di Dio Padre.

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Gesù invita l’adultera a guardare davanti a sé, a non farsi bloccare dal suo passato di peccatrice. La misericordia di Dio ci rinnova e rimette in cammino.

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Se nel nostro cuore c’è la mormorazione dei farisei o l’indignazione del fratello maggiore, stiamo vivendo una vita da servi, non da figli di Dio.

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Le pagine delle Scrittura oggi ci invitano a convertirci da uno sguardo morboso sul mondo e sulla storia alla compassione amorevole di Dio.

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