La pioggia nel pineto, by Gabriele D'Annunzio Podcast Por  arte de portada

La pioggia nel pineto, by Gabriele D'Annunzio

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Today we read La pioggia nel pineto, by Gabriele D'Annunzio. We are back with another staple poem that everyone my age is familiar with, and has probably had to at least partially know by heart at some point during their studies. As a little testament of how ingrained it is in the collective Italian school unconscious, you can see it recited by the comedian Renato Pozzetto in one of his movies, as a grade teacher dealing with very rambunctious students. The poem is set in Summer, in the titular pine grove and during the titular shower. The poet revels in the luxurious life that surrounds him, and urges his lover to listen to the sounds that envelop them. It is the epitome of a musical poem, with free verses, rhymes, alliterations, onomatopoeia and all sorts of devices employed to convey the rich soundscape — but also the general sensoriality of the experience of being surrounded by nature and the resulting aesthetic enjoyment. This Ermione the poem addresses is not a young wizard nerd but rather a classical nickname that hides none other than the then-stellarly-famous actress, Eleonora Duse, lover of D’Annunzio. So… listen! The original: Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell’aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immensi noi siam nello spirito silvestre, d’arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, Ascolta. L’accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall’umida ombra remota. Più sordo e più fioco s’allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s’ode voce del mare. Or s’ode su tutta la fronda crosciare l’argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell’aria è muta: ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell’ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l’erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i melleoli c’intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude, o Ermione.\ The music in this episode is Vivaldi’s Concerto No. 10, RV 580, played by The Modena Chamber Orchestra (under Creative Commons).
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