
La morte di una partigiana
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Fu interrogata, battuta brutalmente anche sul viso, tenuta sveglia per una settimana intera: ma non parlò e finse di non conoscere nessuno di coloro coi quali aveva collaborato. Il suo carattere tanto dolce e sereno si dimostrò allora di una fortezza eccezionale. Col suo silenzio, salvò tutti gli amici di Firenze. Dopo otto giorni fu trasferita a Santa Verdiana e così poté un poco riposare. Qui tutti rimasero edificati, dal Direttore alle Suore, della sua serenità e tranquillità. La sera del 12 giugno fu portata via a titolo di “scarcerazione definitiva”. La madre la vide passare per il corridoio per l'ultima volta: camminava con le braccia pendenti lungo il corpo, la testa un po' china in avanti; la sua attitudine era di abbandono. Avrà sentito forse nel segreto della sua anima il contrasto tra la speranza della liberazione e il timore di nuove torture. Tuttavia non domandò qual era la sua sorte. Trasferita presso la sede delle SS in Via Bolognese, di qui, con altri sei Patrioti, le mani legate, fu condotta in macchina presso Cercina. A nessuno fu annunziata la condanna, ed erano tutti votati alla morte: ignari dell'insidia si allontanavano senza un addio. Andavano per una strada di campagna sotto un palpitare di stelle, fratelli di una stessa idea, uniti da un vincolo, che non si spezza. Anna Maria era la sola donna. Che cosa sarà passato in quegli ultimi momenti nella sua anima?
Lettura tratta dall'articolo di Aldo Spada, “Anna Maria Enriques”, pubblicato sulla rivista “Vita Sociale” del luglio-agosto 1945
Memorie di Resistenza fiorentina è un progetto, realizzato dal Comune di Firenze, che raccoglie storie di persone che hanno contribuito alla Resistenza delle città con l’obiettivo di promuovere un patrimonio di memoria storica collettiva.
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