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Il podcast di approfondimento di Nigrizia su politica africana e dintorniNigrizia Política y Gobierno
Episodios
  • Kenya: la protesta nuova della Gen Z / con Bruna Sironi
    Jul 10 2024

    In meno di dieci giorni, i giovani manifestanti della Gen Z del Kenya sono riusciti a far ritirare dal presidente William Ruto una legge finanziaria già approvata dal Parlamento.

    Per farlo sono scesi in piazza senza che fosse possibile distinguere fra loro le linee di divisioni etniche che tradizionalmente incanalano la rabbia dei keniani.

    E senza che l’opposizione politica riuscisse a metterci la firma, magari riducendo il tutto a schermaglie dell’eterno presente elettorale. Ai partiti è stato chiesto di rimanere in disparte, e così è stato. Non è poco.

    Certo non è sufficiente a spazzare via la fragilità dell’economia kenyana, gravata da un debito che si potrà alleggerire solo attraversando misure sofferte.

    Ma resta l’impressione che ci sia stato uno scatto di consapevolezza e che il Kenya, forse, non sia proprio più lo stesso di tre settimane fa.

    Della protesta contro la legge finanziaria parliamo con Bruna Sironi, collaboratrice di Nigrizia da Nairobi.

    Puntata a cura di Brando Ricci. Produzione audio: Roberto Valussi.

    Questo podcast è possibile grazie al sostegno dei nostri lettori e ascoltatori. Per dare spazio a più contenuti del genere, puoi abbonarti a Nigrizia su: https://www.nigrizia.it/abbonamenti

    Per orientarsi nella puntata:

    02:53 - La proposta di legge della discordia

    06:06 - Le ragioni del governo

    07:50 - La trasversalità delle proteste

    09:31 - Repressione e rapimenti statali

    11:47 - Chi sono i Gen Z al centro della protesta?

    15:06 - Il bypass dei partiti

    18:10 - Esiti possibili della protesta

    21:01 - Impatto sul ruolo internazionale del Kenya

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    22 m
  • Burkina Faso: la guerra al terrorismo tra pratica e propaganda / con Ilaria Allegrozzi
    Jun 26 2024

    Con i suoi 36 anni, il capitano Ibrahim Traoré è il capo di stato più giovane al mondo. Di energie fresche, ce ne vogliono per affrontare le giornate di lavoro da presidente del Burkina Faso. Soprattutto quando si ha come priorità la riconquista della metà del territorio nazionale finito in mano a vari gruppi jihadisti negli ultimi dieci anni.

    In situazioni estreme come questa, di guerra effettiva, garanzie e paletti democratici sono destinati a saltare.

    Fino a che punto, però, uno stato emergenziale può giustificare le violazioni dei diritti umani che varie organizzazioni internazionali imputano alla giunta militare guidata da Traoré?

    I suoi sostenitori lo difendono a spada tratta e lo presentano come l’erede di Thomas Sankara, suo commilitone, suo predecessore come capo di stato e icona panafricanista e ucciso nel 1987.

    Ma prima di giudicare a priori sulla tenuta del paragone, vale la pena vedere sul terreno cosa sta accadendo in Burkina Faso.

    Ne parliamo con Ilaria Allegrozzi, senior researcher a Human Rights Watch.

    Puntata a cura di Roberto Valussi.
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    Per orientarsi nella puntata:

    02:04 - La crisi umanitaria in Burkina

    05:39 - Come si vive nelle zone sotto assedio jihadista

    09:03 - L’uso problematico delle milizie volontarie (Vdp)

    14:23 - L’inchiesta di HRW sugli eccidi dell’esercito sgradita alla giunta

    17:41 - Black-out mediatico

    20:32 - I ‘’collaborazionisti’’ civili uccisi dall’esercito burkinabè

    23:46 - La questione etnica del gruppo peul tra i fattori degli eccidi

    26:15 - Come fa HRW a lavorare sul campo in Burkina con il governo ostile alle sua attività?





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    29 m
  • Unione Europea e Africa: tra miracoli e ossessioni / con Mario Giro
    May 29 2024

    L’Unione Europea alla prova dell’Africa ha davanti due strade: una è ricordarsi di essere un miracolo geopolitico e un punto di riferimento, un’oasi di coesione a cui lo stesso continente di fronte si ispira, nell’avanzare generale del caos.

    L’altra strada, invece, è quella di proseguire lungo il cammino delle ossessioni che da tempo la inchiodano al palo, condannandola a politiche tanto dispendiose quanto inefficaci come il controllo delle migrazioni e la competizione con la Cina.Sembra un bivio del tutto ideale ma è fatto di politiche concrete.

    A produrle queste politiche, è il Parlamento europeo. L’8 e il 9 giugno, 360 milioni di elettori sceglieranno i 720 deputati che lo compongono.

    I sondaggi non prevedono grandi scossoni. Non è affatto detto che la temuta marea sovranista travolga le istituzioni europee. Ma la realtà è che forse non serve neanche più: la sinistra che insegue la destra sulle agende chiave si è già impantanata da sola.

    E l’Africa dunque? Continua a essere un rompicapo: priorità che non arriva mai per prima, è forse la regione del mondo che più di tutte chiede a Bruxelles di cambiare, magari tornando alle origini.

    Di elezioni europee e delle connessioni con le politiche in Africa parliamo con Mario Giro, professore straordinario di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università per Stranieri di Perugia, già vice ministro degli esteri e fra le voci più note della Comunità di Sant’Egidio.


    Puntata a cura di Brando Ricci. Produzione audio: Roberto Valussi.

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    Per orientarsi nella puntata:

    02:38 - I contorni del partenariato UE-Africa

    05:45 - Il Global Gateway: le infrastrutture e l’ossessione per la Cina

    08:30 - Un triangolo Cina-Africa-UE?

    10:25 - Il Piano Mattei e il know-how italiano

    13:35 - Una nuova politica UE per l’Africa post-elezioni?

    17:46 - L’esternalizzazione delle frontiere in pratica

    20:07 - L’opzione dei corridoi umanitari

    22:01 - Quanto l’Unione Africana imita l’Unione Europea




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    24 m
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