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Narrado por:
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Virtual Voice
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De:
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Michele Di Salvo

Este título utiliza narración de voz virtual
Nel mondo delle new-econonomy company
Il recente scandalo dei dati venduti da Facebook ha riportato l’attenzione dei media, dei cittadini e della politica sul potere e sull’influenza enorme delle compagnie del web, social e della tecnologia nelle nostre società.
Spesso definiti strumenti di condizionamento dell’opinione pubblica, macchine di controllo e censura, veicoli di diffusione di fake news e contemporaneamente - a seconda dei punti di vista - strumenti di libertà, di liberazione di popoli e società, vera e propria arma a difesa della libertà di espressione, individuale e collettiva.
Comunque la si veda sono e restano compagnie e società private, con un alcune caratteristiche ben precise rispetto alle company che conoscevamo il secolo scorso e sulle cui caratteristiche sono stati immaginati codici civili, penali, commerciali e di procedura, ed anche accordi internazionali per regolamentarne attività e vita finanziaria.
Queste caratteristiche - che può sembrare accademico e secondario prendere in considerazione - sono il cuore della loro straordinaria crescita, esposizione, diffusione e capillarizzazione nelle società, al punto che alcune di queste company sono oggi considerate indispensabili: privarcene o limitarcene l’uso - in altre parole - sarebbe per noi considerato limitativo e limitante della nostra vita, del nostro lavoro, e conseguentemente delle nostre libertà.
Proviamo quindi a schematizzare e semplificare le caratteristiche comuni alle new company, company evolute o “di nuova generazione” - o per usare una definizione paradossalmente già desueta e di certo inflazionata “company 2.0”.
Sono società il cui core-business è essenzialmente lagato a software e alla gestione di servizi.
In altre parole non c’è produzione di beni materiali: sfruttano al massimo le tecnologie, piattaforme altrui, la rete internet, il software elaborato da altri, per creare servizi spesso esclusivamente di intermediazione.
Le company del nuovo millennio si auto-definiscono “strumenti di fornitura di servizi... e intermediazione di prodotti e contenuti... prodotti da altri”.
ITunes, ApplePay, PayPal, eBay, Facebook, LinkedIn, Twitter, Amazon, Apple Store, GooglePlay... nessuna di queste company rivendica un servizio, un bene, un contenuto, un’attività come “propria”.
Sono tutti mediatori di transazione, di contatti, di incontri, di muco tenuti, di passaggi di denaro, di diffusione di applicazioni e contenuti altrui.
Da questa caratteristica apparentemente secondaria ne derivano direttamente altre due. La prima, ovviamente, è l’altissima capacità di fare profitti generati da milioni di microtransazioni per mediare e veicolare beni, prodotti e servizi sostanzialmente altrui. La seconda - e più importante - è la rivendicazione di assoluta “irresponsabilità” delle new company per qualsiasi cosa.